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A Monopoli La Tana del Luppolo… e della buona birra.

2017

 

Non c’è birra senza luppolo (quantomeno in epoche recenti)… e non c’è neppure “tana”. La passione per questa pianta dalle resinose infiorescenze amaricanti influisce anche sulla scelta dei nomi di molti locali… e di tane del luppolo se ne contano tante. Quella di Monopoli (una quarantina di chilometri a sud di Bari) ha aperto da appena sei mesi (19/10/2016) e se ne parla già bene.

Il logo all’ingresso dice beershop, ma in realtà siamo ben oltre questa classificazione. Più tardi il publican ci dirà che l’intenzione iniziale andava proprio in questa direzione (un negozio di birre)… salvo poi cambiare indirizzo in corso d’opera, assecondando le abitudini e gli orari aperitivo – cena della gente del posto. Dunque una birroteca a tutti gli effetti, sempre ovviamente con l’opzione bottiglie da asporto.

Un unico ambiente dalle alte volte a stella (qualche centimetro in più e avrebbero potuto omologare anche un piccolo soppalco). Banco centrale, vivibile su tre lati. Schiere di bottiglie allineate un po’ ovunque, a rendere ancor più l’idea di cosa e come si possa bere. 

Onofrio ci accoglie con fare estremamente disponibile. Il tempo di “accordare” penna e taccuino su un’ottima Aran (alla spina), Stout del birrificio Argo (Lemignano – PR)… che siamo ben lieti di saperne di più. «Non ho bevuto birra finché non ne ho stappata una artigianale. Era una Linfa, ‘Italian Golden Ale’ di Birranova… e fu amore a primo sorso. Ho poi frequentato i corsi Unionbirrai di 1° e 2° livello, pensando man mano a un lavoro che potesse assecondare questa mia passione».

Onofrio Marzolla ha una laurea triennale in Informazione Scientifica sul Farmaco, ma ha fatto anche il cameriere dall’età di 13 anni. Negli ultimi tre ha lavorato al ristorante pizzeria Ai Portici… ed è proprio qui che su insistenza di un rappresentante, arrivò il famoso cartone di bottiglie della vicina Birranova di Triggianello, che in qualche modo cambiò il corso degli eventi.

Donatello Semeraro, proprietario del ristorante Ai Portici, ha sempre avuto in gran considerazione l’impegno e la serietà del suo dipendente… e accoglie di buon grado l’idea di fare qualcosa in società, con focus sulla birra artigianale. Niente di improvvisato o superficiale, ma un accurato lavoro di promozione e valorizzazione di prodotti di qualità (cucina compresa), sempre consapevoli di dover partire da generiche richieste… del tipo “mi dai una bionda, una rossa o una doppio malto”.

«In questo locale le birre non sono suddivise per colori, ma per stili. Di ciascuno stile se ne può capire qualcosa in più leggendo una breve descrizione… anche se poi il grosso del servizio lo facciamo sempre a tu per tu col cliente. Le vie alla spina sono al momento solo tre e ruotano di continuo, più volte alla settimana. La carta delle birre in bottiglia spazia in ogni direzione… e quella giusta alla fine si trova sempre».

Anche la cucina non è affatto un “riempitivo”. Il menu viene aggiornato ogni 30 – 40 giorni, con a monte la consulenza di un noto chef monopolitano. Pescando un po’ a caso dalla carta food… nel “percorso salumi” non può mancare il Capocollo di Martina Franca DOP, mentre tra i formaggi spicca un altro DOP come il Castelmagno.

C’è un bruschettone che intriga particolarmente… con carne salada, funghi cardoncelli, crema di patate, misticanza e polvere di capperi. Insalate altrettanto originali e invitanti… e anche piatti caldi, fra cui spicca un classico da pub come lo stinco di maiale. Per chiudere in bellezza… occhio al semifreddo con latte di bufala, al pistacchio.

Tornando alla birra, ce ne è per tutti i nasi e i gusti… e dopo l’Aran di cui sopra, si va di bottiglie. Con l’iconica Schlenkerla Marzen Rauchbier ci mettiamo definitivamente a nostro agio. Segue la Grätze Mille di To Øl, “champagne polacco” (il vecchio stile Grodziskie) delicato e rinfrescante… ma dopo la Rauch, toppiamo grossolanamente l’ordine di bevuta. Importante finale targato Ola Dubh 18 di Harviestoun, una Old Ale invecchiata sei mesi in botti di rovere “ex” Highland Park Single Malt.

Il locale si riempie. È tempo di godersi la serata. Infaticabile l’opera del publican che converte la richiesta di bionde, rosse e doppio malto in stili più definiti… perché con un po’ di pazienza ed esperienza, la birra “giusta” esce sempre.

Bisogna però trovare prima la “tana”. A Monopoli La Tana del Luppolo… e della buona birra.

[siba: best indi!]

 

La Tana del Luppolo

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